Milano, spara al figlio della compagna. Arrestata una guardia giurata

Milano, spara al figlio della compagna. Arrestata una guardia giurata

Angelo Di Matteo era ubriaco, aveva la pistola in mano e stava litigando con la compagna. Il ragazzino di 13 anni si è messo in mezzo per difendere la mamma ed è stato ferito a un braccio. Non è in pericolo di vita. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di tentato omicidio

Un litigio e poi un colpo di pistola. Durante una discussione con la sua compagna Angelo Di Matteo, una guardia giurata di 45 anni, ha sparato al figlio 13enne della donna ferendolo al braccio destro. L’uomo è stato già arrestato con l’accusa di tentato omicidio (la foto è ripresa da Il Messaggero).

La ricostruzione

Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, coordinati dal pm Donata Costa, il ragazzino sarebbe intervenuto durante una discussione tra la madre ed il compagno nel tentativo di difendere la donna. Di Matteo aveva la pistola in pugno e ancora indossava la divisa del lavoro. E’ partito il colpo ed il giovane è scappato in strada ferito, ha percorso via Marco Aurelio per altri cinquanta metri, fino all’angolo con via Pietro Crespi. Qui è caduto a terra davanti alle serrande chiuse di un bar. Quando sono arrivati i sanitari del 118 il ragazzo era cosciente e vicino a lui c’era la madre disperata. “Non si è avvicinato nessuno a darci aiuto. Io urlavo e mio figlio stava per svenire”, ha raccontato la donna, 51 anni, di origini straniere ma da tempo in Italia. Il figlio, nato da una precedente relazione, è stata subito trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Niguarda. Ha un omero fratturato ed ha avuto una prognosi di 60 giorni.

Quando ha capito che avevo sparato al ragazzo, Di Matteo, preso dal panico, è fuggito verso via Giacosa dove è stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri. Quando ha visto i militari all’inizio gli ha puntato addosso l’arma ma poi s’è piegato verso l’asfalto e si è lasciato ammanettare. “Ora deve morire in carcere, gli devono dare l’ergastolo — ha detto, a caldo, la madre del 13enne mentre i sanitari soccorrevano il figlio. — Il mio compagno era ubriaco, era andato a prendere una pizza, aveva bevuto e aveva un’altra bottiglia a casa. Se l’era presa con me, per questo sono uscita e ho detto a mio figlio, che era con un amico, di non rientrare. Gli ho detto di stare fuori, poi è sparito. Io mi sono messa ad urlare, sapevo che Angelo poteva fargli del male”.

Non è ancora chiaro se sia stata la stessa donna a dare l’allarme ma sembra che i carabinieri già avessero ricevuto la segnalazione di un uomo armato, con la divisa di una guardia giurata, che stava dando in escandescenze in strada. “Io volevo buttarmi su di lui, strappargli la pistola – ha continuato la donna sconvolta. – Se avessi preso l’arma gli avrei sparato. Poi ho pensato che avrei lasciato solo mio figlio, praticamente l’avrei lasciato orfano e mi sono preoccupata solo per lui. Per le sue condizioni”.

Ora gli inquirenti cercano di capire se vi siano stati episodi simili o denunce in passato e soprattutto sono alla ricerca di un possibile movente, anche se pare che il gesto folle sia stato dettato dalle condizioni molto alterate dall’alcol.

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