Nuova direttiva di Salvini. Più potere ai prefetti per rafforzare la sicurezza nelle città

Nuova direttiva di Salvini. Più potere ai prefetti per rafforzare la sicurezza nelle città

Nel mirino i balordi che vanno allontanati dalle “zone rosse”. Insorgono Di Maio e alcuni sindaci

“Se i sindaci non contrastano adeguatamente illegalità e degrado nelle proprie città, i prefetti sono pronti ad intervenire per supplire le carenze dei primi cittadini”. Questo dice la nuova direttiva emanata da Matteo Salvini che prevede la possibilità per i prefetti di emanare delle ordinanze per proteggere le città da “persone dedite ad attività illegali”, attraverso strumenti “di natura straordinaria, di necessità e urgente”, considerati “un prezioso ausilio alle politiche locali in atto”. L’obiettivo è quello di contrastare ancora più efficacemente il degrado urbano, affiancando le ordinanze prefettizie agli strumenti previsti dal decreto sicurezza. Nel mirino finiscono i “balordi”, che vanno allontanati dalle cosiddette zone rosse, cioè quelle aree urbane con una elevata densità abitativa, dove insistono i flussi turistici, oppure dove si raccolgono istituti scolastici e universitari, complessi monumentali e culturali, aree verdi ed esercizi ricettivi e commerciali. “Ai sindaci – si legge nella direttiva – sono stati forniti nuovi strumenti per contrastare il degrado, come il daspo urbano (l’ordine di allontanamento da alcune zone della città), la limitazione alla vendita di alcolici, il reato di accattonaggio, la nuova disciplina sui parcheggiatori abusivi. Ma l’esperienza nei territori ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori ogni qual volta emerga la necessità di un’azione di sistematico `disturbo´ di talune condotte delittuose che destano nella popolazione un crescente allarme sociale”. Secondo quanto stabilito dalla direttiva i prefetti dovranno convocare specifiche riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per esaminare “eventuali esigenze di tutela rafforzata di taluni luoghi del contesto urbano”, quelle delle zone rosse appunto. L’esempio positivo che Salvini vuole replicare è quello fornito nel 2017 dall’allora prefetto di Bologna Matteo Piantedosi (che ora è il suo capo di Gabinetto) e di quest’anno dal prefetto di Firenze, Laura Lega. “In caso di sindaci distratti – ha ribadito Salvini – c’è sempre il supporto dei prefetti. Un esempio è l’ordinanza anti balordi del prefetto di Firenze Laura Lega, sulla base della quale emanerò a breve una direttiva che verrà applicata in tutta Italia”.

La direttiva apre un nuovo scontro tra i due vicepremier. “Ho letto che la direttiva attribuisce più poteri ai prefetti che ai sindaci in alcuni casi. Io sono dell’opinione che chi governa lo scelgono i cittadini. È l’abc della democrazia”, ha tuonato Luigi Di Maio. Critiche anche da alcuni sindaci. “Devo confessare che guardo con poco interesse all’ennesimo decreto del ministero dell’Interno. Nel merito, mi sembra essere tra l’inutile e l’autolesionista. Perché oggi sindaci e prefetti, come avviene per esempio a Milano, collaborano già benissimo senza bisogno di indicazioni dall’alto”, ha polemizzato su Facebook il primo cittadino del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala. Anche da Firenze il sindaco Dario Nardella ha voluto controbattere: “Salvini faccia il ministro perbene e non si nasconda dietro un prefetto. Mi pare che il distratto sia lui. A novembre aveva promesso 250 agenti di forze dell’ordine e ancora non li ha mandati”. Non poteva mancare la replica di Virginia Raggi di cui proprio Salvini ha chiesto le dimissioni in merito al nuovo caso dei rifiuti dell’Ama. Il ministro dell’Interno dovrebbe stare vicino a tutti i sindaci, che sono tutti i giorni in prima fila. Vuole commissariare i sindaci, ma ci rendiamo conto? I prefetti lavorano accanto ai sindaci non al posto dei sindaci”, ha detto nella trasmissione di Piazza Pulita su La7.

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