
Proseguono ad Hong Kong gli scontri contro l’estradizione forzata in Cina
Xi Jinping vorrebbe il trasferimento dei sospettati in Cina per processarli nei suoi tribunali. Per gli organizzatori delle manifestazioni una minaccia all'indipendenza e allo stato di diritto di Hong Kong
Non si arrestano purtroppo nel centro di Hong Kong, le manifestazioni di protesta iniziate nei giorni scorsi per difendere l’indipendenza del sistema giudiziario locale, che garantisce libertà e stato di diritto all’ex colonia britannica, ispirato dal principio del “Paese libero, due sistemi”. Una folla imprecisata di manifestanti che secondo gli organizzatori sino ad ora sarebbe oltre un milione, e che la polizia locale invece minimizza in poche centinaia, si è riunita marciando per difendere e tutelare infatti lo stato di diritto per le vie del centro della città, assediando più volte anche la sede del Consiglio legislativo di Hong Kong, detto Leg Co, cioè il Parlamento locale, arrivando addirittura a lanci di bottiglie incendiarie e scontri con la polizia in tenuta antisommossa. Nello specifico continuano le proteste contro un progetto di legge, presentato a Pechino e che vorrebbe imporre l’estradizione forzata dei sospetti criminali verso la Cina continentale. E questa mattina mandando il traffico in tilt, migliaia di dimostranti hanno nuovamente bloccato le strade adiacenti al quartiere governativo di Hong Kong, dopo aver trascorso la notte accampati a Tamr Park, il parco adiacente ai palazzi del governo e del Parlamento, dove dalla mattinata di oggi dovrebbe ricominciare la discussione del decreto in questione. Carrie Lam, leader filocinese di Hong Kong, ha annunciato che l’iter per l’approvazione del decreto andrà avanti con procedura espressa e che il voto conclusivo è previsto già per giovedì 20.
Se la norma venisse approvata dal Parlamento si darebbe il via all’estradizione forzata dei sospetti criminali verso la Cina, dove verrebbero svolti in buona sostanza i processi. I tribunali in Cina continentale dipendono come è noto dal Partito comunista, se la legge entrasse dunque in vigore Pechino potrebbe ottenere così la regolare estradizione dei sospetti o presunti, (o nemici del popolo) da processare. La leader Carrie Lam ha affermato che il decreto servirà esclusivamente a colmare un vuoto normativo, impedendo che Hong Kong diventi il rifugio per criminali. Ma per il campo democratico il testo della legge sarebbe stato dettato direttamente da Pechino. Per molti di quell’area la norma sarebbe un nuovo tentativo da parte del Presidente Xi Jinping di cancellare la libertà e lo stato di diritto ad Hong Kong. Contro il decreto sblocca nemici si sono espressi diversi governi stranieri, tra cui in primis figurano Regno Unito e USA.
