SCUOLA – Card docente per aggiornamento, la protesta dei precari esclusi: “Abbiamo gli stessi doveri dei colleghi di ruolo, ma di diritti non se ne parla”.

SCUOLA – Card docente per aggiornamento, la protesta dei precari esclusi: “Abbiamo gli stessi doveri dei colleghi di ruolo, ma di diritti non se ne parla”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “E' ora di finirla con i lavoratori considerati di rincalzo e quelli di maggiore rilievo. Un dipendente è tale per quello che fa sul posto di lavoro, non per il tipo di contratto che ha sottoscritto. È una regola base che vale in tutti i Paesi moderni, ma che in Italia non si vuole applicare. In attesa che il giudice europeo ci dica se tutto questo è lecito, se è possibile nel 2021 continuare a trattare dei lavoratori come se fossero dei paria".

Dopo il blocco di inizio anno scolastico, da alcuni giorni è stata riattivata la piattaforma Carta del docente con l’accredito dei 500 euro da spendere per l’aggiornamento annuale introdotto con la Legge 107 del 2015: gli esclusi dalla Carta, in particolare i supplenti annuali, continuano a farsi sentire. Anche con proteste vibranti. La condizione essenziale per usufruire della carta del docente è quella di essere docente di ruolo. Solo che i compiti di un docente con contratto a tempo determinato sono i medesimi dei colleghi già immessi in ruolo: sono tenuti a svolgere anche la formazione obbligatoria di 25 ore prevista per tutti gli insegnanti che svolgono lezioni in classi dove è presente almeno un alunno disabile. È di questi giorni, infine, anche l’avvio di una petizione on line, che ha già raccolto 12 mila adesioni.

Il sindacato Anief continua a reputare del tutto illegittima l’esclusione dei docenti precari dall’accesso alla card annuale per l’aggiornamento dei docenti, compresi coloro che sono stati individuati da prima fascia GPS per gli incarichi utili all’immissione in ruolo dalle stesse GPS. La carta è stata negata anche agli immessi in ruolo da concorso straordinario con retrodatazione giuridica. Il sindacato non ci sta e invita tutti i docenti precari, a partire da tutti i supplenti annuali, oltre che assunti da o immessi in ruolo con retrodatazione al 1/9/2020 (ai fini del recupero della carta spettante per l’a.s. 2020/2021) a ricorre al giudice così da ottenere il riconoscimento della Carta docenti annuale. Sempre in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea, recentemente sollecitata dal Giudice del lavoro di Vercelli su ricorso presentato dalla stessa organizzazione sindacale autonoma.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è ora di finirla con i lavoratori considerati di rincalzo e quelli di maggiore rilievo. Un dipendente è tale per quello che fa sul posto di lavoro, non per il tipo di contratto che ha sottoscritto. È una regola base che vale in tutti i Paesi moderni, ma che in Italia non si vuole applicare. In attesa che il giudice europeo ci dica se tutto questo è lecito, se è possibile nel 2021 continuare a trattare dei lavoratori come se fossero dei paria, non possiamo che invitare tutti coloro che non vogliono soccombere a questa ennesima a ricorre al giudice. Stiamo assistendo ad una vera ingiustizia contro i precari, già vessati economicamente perché senza scatti stipendiali e con il compenso bloccato per nove anni consecutivi dopo il ruolo, per non parlare delle mancate indennità e dei mesi estivi sottratti: qualora il giudice dovesse darci ragione – conclude Pacifico – , stavolta c’è anche la concreta possibilità di recuperare la quota annuale di 500 euro di aggiornamento a partire dal 2016”.

Continuano ad essere immotivatamente esclusi dall’acceso alla Carta dei docenti tutti i precari, anche coloro assunti dalle graduatorie provinciali per le supplenze, che hanno sottoscritto un contratto a tempo determinato. E fanno si fanno sentire, esprimendo tutto il loro disappunto.

Orizzonte Scuola ha raccolto un po’ di commenti dei diretti interessati. Cinzia, ad esempio, scrive: “Certo i precari sono carne da macello fino alla fine !!!! Si usano e si gettano ogni anno con gli stessi doveri degli insegnanti di ruolo ma senza alcun diritto sappiatelo!!!! Vergogna….”. Andrea sottolinea: “Solo ai docenti di serie A . Noi precari siamo ricchi di famiglia…”.

Le proteste per l’esclusione dalla card docente per l’aggiornamento professionale non si arrestano. Francesca dice, in modo quasi provocatorio: “Io invece la abolirei, prima dovrebbero pagare tutta quella gente che ha lavorato scorso anno scolastico e non è ancora stata pagata!”. Lucia, invece, pensa che dovrebbe essere allargata anche agli Ata: “Si dovrebbe cambiare il nome in carta del personale scolastico ed integrare il personale Ata per acquisti attinenti lo svolgimento del proprio lavoro e la formazione professionale in itinere”. Dina, invece, spera: “Io spero che questo soldi vengano utilizzati x acquisto materiale didattico e non”.

La Carta del docente è una iniziativa del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca prevista dalla legge 107 del 13 luglio 2016 (Buona Scuola), art. 1 comma 121, che istituisce la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche. L’importo nominale della carta è di euro 500 annui per ciascun anno scolastico.

Si ricorda, infine, che la carta può essere utilizzata per l’acquisto di libri e testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all’aggiornamento professionale; hardware e software; iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca; iscrizione a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, ovvero a corsi post lauream o a master universitari inerenti al profilo professionale; titoli di accesso per rappresentazioni teatrali e cinematografiche; titoli per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo; iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione, di cui articolo 1, comma 124, della Buona Scuola approvata dal Governo Renzi nel 2015. Tutte attività che i precari svolgono normalmente: perché non debbano accedervi rimane un mistero di Stato.

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