Pescatori sequestrati in Libia, sono passati più di 50 giorni, le parole delle famiglie

Pescatori sequestrati in Libia, sono passati più di 50 giorni, le parole delle famiglie

Sono passati esattamente 55 giorni da quel tragico 1 Settembre, quando vennero sequestrati dalle autorità libiche, due motopesca con a bordo diciotto pescatori di cui otto italiani, le famiglie chiedono notizie e delle risposte concrete da parte del Governo

Più di 50 giorni dal sequestro avvenuto a Mazara del Vallo, da parte delle autorità libiche dei due motopesca con a bordo diciotto pescatori di cui otto sono italiani.

Esattamente 55, quasi due mesi sono passati da quel tragico giorno, il 1 Settembre e le famiglie ancora sperano nel loro ritorno, chiedendo aiuto anche al Governo “abbiamo fiducia nelle istituzioni ma fino adesso non abbiamo visto nulla di concreto” ha detto la mamma di uno dei pescatori.

La Farnesina ha rassicurato; stanno bene, sono in buone condizioni di salute, ma intanto i giorni passano, le famiglie non sanno più nulla, non potendo avere nessuna comunicazione con loro.

Per ricordare queste vittime, nei giorni scorsi, è stata fatta una marcia da parte dei loro familiari percorrendo 30 km arrivando fino al centro di Roma, una sorta di protesta calma e pacifica, senza armi ne violenza, rivolta alle istituzioni, alle loro mancate risposte e ai loro mancati gesti, “così da sensibilizzare il Governo affinchè faccia qualcosa di concreto!” ha detto Marco Marrone, un’armatore di uno dei pescherecci.

“Da 55 giorni non abbiamo alcun dato certo di come stiano i nostri pescatori.Le risposte arrivano sempre uguali, dal giorno 1 ci dicono che stanno bene, che sono trattati bene, che mangiano, che hanno ricevuto i farmaci di cui qualcuno di loro ha bisogno, ma mai abbiamo avuto una prova certa delle loro buone condizioni, non siamo mai riusciti a sentirli. Con noi ci sono mogli, madri, figlie, mentre a Mazzara, dagli stessi giorni in cui noi siamo in presidio fisso a Montecitorio, altri non si muovono da sotto il Comune. Da 35 giorni dormiamo in tenda davanti al Parlamento, tra noi c’è una signora di 74 anni, le figlie 20enni di due marittimi, siamo in una situazione assurda. Dopo 55 giorni, non abbiamo ricevuto nemmeno una pacca sulle spalle dal nostro governo, non è mai sceso nessuno a darci conforto, a proporci una sistemazione, a dirci di non stare al freddo, a digiuno, a rassicurarci con risposte più concrete, dirette. A darci una parola di conforto”.

Tutto questo perchè? I diciotto pescatori sono accusati di aver pescato in una zona considerata “libica” e quindi non usufruibile da loro. Una storia vecchia come il mondo questa e non sarebbe neanche la prima volta, visto che la Libia stazionerebbe all’isola di Malta con lo scopo di catturare proprio pescherecci italiani per poi scambiarli con alti libici sequestrati in precedenza. Un’altra accusa a loro carico sarebbe il traffico di droga anche se non rientrerebbe tra i motivi per cui potrebbe esserci un processo nei loro confronti .

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